Come tutti i settori anche quello della STAMPA FOTOGRAFICA FINE ART è soggetto a mode e a tendenze.
Queste variazioni di gusto sono dovute a fattori sia tecnologici che estetici. Il “nuovo” è sempre sexy quindi appena sul mercato arriva una tecnologia di stampa alternativa che da la possibilità di stampare su supporti diversi da quelli impiegati nel passato suscita sempre un grande interesse. L'inkjet si è imposto solo verso il 2005/2006 come sistema di stampa ad hoc per la fotografia fine art, complice anche una grande campagna pubblicitaria delle case produttrici di plotter a getto di inchiostro. Inoltre grazie al getto di inchiostro è diventato possibile per la prima volta stampare digitalmente su carte ultra matt come quelle da acquerello e addirittura su STAMPARE SU CANVAS.
Oggigiorno quando si parla comunemente di Stampa Fine Art fotografica la maggior parte dei fotografi under 35 pensa alla STAMPA FINE ART INKJET o GICLEE.
Questo perchè la diffusione di questa tecnologia è stata così forte e pervasiva che ha praticamente reso obsolete come costi e gestione quelle precedenti.
Alla base della tecnologia inkjet (in italiano a getto di inchiostro) ci è appunto il pigmento che viene spruzzato attraverso una testina sul medium di stampa: in genere un supporto cartaceo spalmato con una emulsione idrofila che “accoglie” la goccia di inchiostro che poi diventerà il punto del retino di stampa.
Questa soluzione è molto pratica poiché riduce gli spazi, non richiede il mantenimento di particolari condizioni di temperatura o umidità e i costi di “messa in macchina” sono bassissimi rendendola estremamente scalabile.
Al contrario tutte le tecnologie di stampa realmente fotografiche cioè che prevedono il rivelamento tramite reazione chimica di un'immagine impressa sul medium attraverso la luce sono molto più complesse dal punto di vista dei costi di gestione. Questo aumento dei costi di gestione è dovuto al fatto che sia l'ingranditore digitale che la sviluppatrice occupano molto spazio e in più i chimici per lo sviluppo devono essere sempre reintegrati e mantenuti a temperature nominali onde evitare mutamenti nelle cromie e nell'esposizione.
Queste variazioni di gusto sono dovute a fattori sia tecnologici che estetici. Il “nuovo” è sempre sexy quindi appena sul mercato arriva una tecnologia di stampa alternativa che da la possibilità di stampare su supporti diversi da quelli impiegati nel passato suscita sempre un grande interesse. L'inkjet si è imposto solo verso il 2005/2006 come sistema di stampa ad hoc per la fotografia fine art, complice anche una grande campagna pubblicitaria delle case produttrici di plotter a getto di inchiostro. Inoltre grazie al getto di inchiostro è diventato possibile per la prima volta stampare digitalmente su carte ultra matt come quelle da acquerello e addirittura su STAMPARE SU CANVAS.
Oggigiorno quando si parla comunemente di Stampa Fine Art fotografica la maggior parte dei fotografi under 35 pensa alla STAMPA FINE ART INKJET o GICLEE.
Questo perchè la diffusione di questa tecnologia è stata così forte e pervasiva che ha praticamente reso obsolete come costi e gestione quelle precedenti.
Alla base della tecnologia inkjet (in italiano a getto di inchiostro) ci è appunto il pigmento che viene spruzzato attraverso una testina sul medium di stampa: in genere un supporto cartaceo spalmato con una emulsione idrofila che “accoglie” la goccia di inchiostro che poi diventerà il punto del retino di stampa.
Questa soluzione è molto pratica poiché riduce gli spazi, non richiede il mantenimento di particolari condizioni di temperatura o umidità e i costi di “messa in macchina” sono bassissimi rendendola estremamente scalabile.
Al contrario tutte le tecnologie di stampa realmente fotografiche cioè che prevedono il rivelamento tramite reazione chimica di un'immagine impressa sul medium attraverso la luce sono molto più complesse dal punto di vista dei costi di gestione. Questo aumento dei costi di gestione è dovuto al fatto che sia l'ingranditore digitale che la sviluppatrice occupano molto spazio e in più i chimici per lo sviluppo devono essere sempre reintegrati e mantenuti a temperature nominali onde evitare mutamenti nelle cromie e nell'esposizione.